Coronavirus, uno studio sul ciclismo rivela: “Sono gli under 23 i più colpiti dalla quarantena”
Il coronavirus sta avendo effetti importantissimi sul mondo del ciclismo. Il numero di corse rinviate o cancellate è ormai molto elevato, e i corridori si trovano costretti ad allenarsi da casa, spesso senza avere certezze sul loro futuro. Uno studio realizzato dai professori di Psicologia dello Sport dell’università di Elche ha deciso di analizzare l’impatto della quarantena sui ciclisti, prendendo in considerazione diverse fasce d’età. In tutto sono stati 350 i ciclisti tra i 18 e i 71 anni a partecipare, in prevalenza uomini (284) e under 23 (il 30%) o élite (il 21%), con 172 squadre interessate, per prendere un campione piuttosto ampio che potesse dare risultati attendibili. Gli argomenti di cui si sono occupati gli studiosi, i professori Eva Leon Zarceño e Antonio Moreno-Tenas, sono stati diversi, tutti legati al ciclismo nella quarantena.
L’indagine ha rilevato che la maggior parte di ciclisti è ben attrezzata di accessori per potersi allenare durante il lockdown: il 95% possiede rulli o una bicicletta indoor, il 22% addirittura entrambe le opzioni. Solo il 3% ha rivelato di non avere nessun attrezzo con cui allenarsi, nemmeno pesi, gomme elastiche e tapis roulant. La situazione ha portato a un aumento della quantità di esercizi funzionali a settimana, da 2 a 3, e della loro durata, da un’ora a due. I rulli hanno avuto un picco ben più notevole, passando da un unico utilizzo a settimana a più di 4.
Forse ancora più interessante la parte relativa all’impatto emotivo, diviso per fasce d’età. La categoria risultata più fragile è quella degli under 23, che hanno riscontrato il maggior numero di pensieri negativi sul loro futuro sportivo e su questa stagione. Gli under 23 sono risultati più irritabili, affaticati, tesi e tristi, sebbene abbiano percepito un maggiore appoggio sociale. Inoltre sono la fascia d’età che ha mostrato la maggior percentuale di difficoltà nel mantenere la loro abituale routine e nel prendere sonno la notte.
Uno dei due professori dell’esperimento, Antonio Moreno-Tenas, ha spiegato le conclusioni della ricerca: “I ciclisti erano preparati per una situazione come questa. Stanno cambiando le loro routine di allenamento, incrementando la frequenza degli allenamenti ma diminuendo il numero di ore in sella a una bici. Le applicazioni offrono nuovi stimoli che rendono gli allenamenti più attrattivi. E la categoria degli under 23 per il momento sportivo nel quale vivono i corridori alle porte del professionismo è la più vulnerabile in questo momento di quarantena. L’appoggio psicologico, per loro, è un’opzione da considerare”.
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